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La poesia 'Meriggiare pallido e assorto' di Eugenio Montale esplora il tema del malessere esistenziale. Il paesaggio aspro e inospitale diventa un correlativo oggettivo del tormento interiore, con immagini di muri roventi, suoni secchi e frusciare di serpi che evocano oppressione e alienazione. La natura, lontana dall'essere consolatoria, si rivela estranea e minacciosa, riflettendo l'insensatezza e la prigionia del soggetto.
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La poesia è composta da tre quartine e una strofa conclusiva di cinque versi, con una varietà di metriche e uno schema di rime articolato
Elementi naturali
La poesia è ricca di immagini di formiche, merli, cicale e del mare, che si intrecciano con il tema del disagio esistenziale del poeta
Elementi aspri e inospitali
Il paesaggio descritto è caratterizzato da elementi come il muro rovente, i vetri aguzzi e il frusciare delle serpi, che riflettono il tormento interiore del poeta
L'autore utilizza una "retorica della dissonanza" con rime ardue, combinazioni consonantiche complesse e parole dal timbro duro, per evocare sensazioni di inquietudine e tensione
La poesia esprime il malessere e la sofferenza dell'esistenza umana, attraverso la rappresentazione di un paesaggio aspro e inospitale
Il paesaggio diventa il correlativo oggettivo del "travaglio" interiore del poeta, simboleggiando la sua condizione di estraneità e di prigionia di fronte a una realtà incomprensibile
La poesia dipinge un universo privo di senso, in cui gli eventi si susseguono senza una logica discernibile, evidenziando l'insensatezza della vita umana
Montale utilizza una scrittura aspra e disarmonica, con parole dal timbro duro e allitterazioni, per creare una "musica dura" che si allinea con il contenuto della poesia
Il poeta rompe con la tradizione che considera il paesaggio come specchio dello stato d'animo del soggetto, presentando un paesaggio anti-idillico e oppressivo
Il soggetto è relegato a un ruolo passivo, assediato da una realtà che lo circonda e lo imprigiona, incapace di comprenderla o di sottrarvisi