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La Prima Guerra Mondiale e l'entrata in guerra dell'Italia

La Prima Guerra Mondiale e il suo impatto sulla solidarietà internazionale dei lavoratori, il dibattito neutralista e interventista in Italia, e le conseguenze dell'entrata in guerra dell'Italia dopo il Patto di Londra.

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1

Il conflitto iniziato nel ______ è stato un momento cruciale per la solidarietà tra i lavoratori a livello globale, un concetto fondamentale del pensiero ______.

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1914 socialista

2

Nonostante l'adesione di molti al nazionalismo, alcune fazioni del socialismo, come quelle in ______ e in ______, rimasero fedeli all'ideale ______.

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Serbia Italia anti-bellico

3

Offensive iniziali principali

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Austro-ungarici contro Serbia, russi in Prussia orientale e Galizia, tedeschi attraverso Belgio verso Francia.

4

Passaggio da guerra di movimento a guerra di trincea

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Strategie mobili falliscono, fronti si stabilizzano, guerra si combatte in trincee per 4 anni.

5

Caratteristiche guerra di posizione

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Stallo strategico, fronte occidentale di 800 km, perdite umane elevate, minimi guadagni territoriali.

6

Gli ______, che includevano irredentisti e nazionalisti, erano a favore della partecipazione alla guerra per raggiungere obiettivi nazionali e ______.

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interventisti riforme sociali

7

Data firma Patto di Londra

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26 aprile 1915

8

Conseguenze Patto di Londra per Italia

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Promessa di guadagni territoriali in cambio dell'entrata in guerra al fianco dell'Intesa

9

Data dichiarazione di guerra all'Austria-Ungheria

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24 maggio 1915

Q&A

Ecco un elenco delle domande più frequenti su questo argomento

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La Solidarietà Internazionale dei Lavoratori e il Suo Tramonto con la Grande Guerra

La Prima Guerra Mondiale, scoppiata nel 1914, segnò un punto di svolta per la solidarietà internazionale dei lavoratori, un principio cardine dell'ideologia socialista. Nonostante l'opposizione prebellica a conflitti considerati espressione degli interessi borghesi e imperialisti, la maggior parte dei partiti socialisti e dei sindacati nei paesi belligeranti si schierò a favore della difesa nazionale. In Germania, il Partito Socialdemocratico votò a favore dei crediti di guerra, mentre in Francia i socialisti parteciparono al governo di unità nazionale. Questo allineamento nazionalista rappresentò il cedimento dell'internazionalismo socialista, che aveva promosso la fratellanza transnazionale dei lavoratori contro le divisioni imposte dal capitalismo. Tuttavia, alcune correnti socialiste, come quella serba e quella italiana, mantennero una posizione anti-bellica, testimoniando la complessità e le divisioni interne al movimento operaio di fronte alla guerra.
Campo di battaglia della Prima Guerra Mondiale con resti di trincea, uniforme militare italiana appoggiata e paesaggio desolato sotto cielo plumbeo.

Dalla Guerra di Movimento alla Stagnazione delle Trincee

La Prima Guerra Mondiale iniziò come una guerra di movimento, con l'aspettativa di una rapida risoluzione del conflitto. Tuttavia, le strategie iniziali si rivelarono inefficaci di fronte alla realtà del combattimento moderno. I fronti principali videro l'offensiva austro-ungarica contro la Serbia, l'avanzata russa in Prussia orientale e Galizia, e l'attacco tedesco verso la Francia, passando per il Belgio neutrale. La guerra di movimento si trasformò ben presto in una guerra di trincea, caratterizzata da un fronte occidentale lungo circa 800 chilometri, dove per quattro anni le linee rimasero pressoché immutate. La guerra di posizione divenne sinonimo di stallo strategico, con enormi perdite umane e scarsi guadagni territoriali.

Neutralismo e Interventismo: L'Italia di Fronte alla Guerra

In Italia, il dibattito sulla partecipazione al conflitto mondiale fu fortemente polarizzato. I neutralisti, rappresentati da socialisti, liberali seguaci di Giovanni Giolitti e cattolici, si opponevano all'entrata in guerra per ragioni ideologiche, economiche e morali. Gli interventisti, composti da irredentisti, liberalconservatori, nazionalisti e sindacalisti rivoluzionari, sostenevano l'intervento bellico come mezzo per realizzare aspirazioni nazionali e riforme sociali. Il governo di Antonio Salandra condusse trattative diplomatiche con entrambi gli schieramenti, mirando a ottenere vantaggi territoriali e coloniali. La scelta dell'Italia fu influenzata da fattori interni, quali la pressione popolare e degli industriali, nonché dall'appoggio del re.

L'Accordo di Londra e l'Entrata in Guerra dell'Italia

Dopo un periodo di negoziati segreti, l'Italia sottoscrisse il Patto di Londra il 26 aprile 1915, alleanza che la impegnava a entrare in guerra al fianco dell'Intesa in cambio di promesse di guadagni territoriali. Per giustificare la decisione di entrare in guerra, il governo italiano si appoggiò alla crescente mobilitazione popolare e alla propaganda interventista, culminata nelle manifestazioni patriottiche delle "giornate di maggio". L'appoggio del re Vittorio Emanuele III e l'interesse degli industriali per le commesse militari furono determinanti nel convincere la maggioranza parlamentare a sostenere l'intervento. Il 24 maggio 1915, con la dichiarazione di guerra all'Austria-Ungheria, l'Italia si schierò ufficialmente con le potenze dell'Intesa, segnando un punto di non ritorno nella sua storia politica e militare.