Le insulae dell'antica Roma erano complessi residenziali multifamiliari, precursori dei moderni condomini. Caratterizzate da altezze notevoli per l'epoca, queste strutture massimizzavano lo spazio in una città densamente popolata, con facciate decorate e spazi verdi comuni. La loro progettazione e l'impatto sulla vita urbana continuano a influenzare l'architettura residenziale contemporanea.
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Le insulae erano complessi residenziali multifamiliari progettati per massimizzare lo spazio abitativo in una città densamente popolata
Limiti stabiliti
Durante il principato di Augusto, fu stabilito che l'altezza massima delle insulae non dovesse superare i 21 metri, mentre sotto Traiano fu ulteriormente ridotta a 18 metri per motivi di sicurezza
Superamento dei limiti
Tuttavia, alcune insulae superavano illegalmente questi limiti, causando rischi strutturali
Le insulae presentavano facciate esterne intonacate e decorate con elementi come fasce di colore e archi sopra le finestre, mentre balconi e pergulae offrivano spazi esterni ai residenti
La vita nelle insulae era caratterizzata dall'uso di piante e fiori per adornare balconi e finestre, una tradizione che persiste ancora oggi nelle città moderne
La presenza di giardini pensili e vegetazione nelle insulae, descritta da Plinio il Vecchio, mostra una continuità con le abitudini residenziali odierne
Lo studio di Jéróme Carcopino sottolinea le somiglianze tra le insulae e gli edifici residenziali contemporanei di alcune città italiane, evidenziando la similitudine nella disposizione degli spazi abitativi
L'Insula Felicles è un esempio noto di insulae per la sua imponenza, anche se la maggior parte di esse non superava i sei piani
Alcuni resti di insulae sono ancora visibili a Roma, come quelli vicino al monumento a Vittorio Emanuele II e ai mercati di Traiano, che offrono una testimonianza dell'architettura residenziale romana
A Ostia Antica, i resti dell'Insula di Diana e di altri edifici simili permettono di esplorare gli interni e di immaginare la vita quotidiana degli antichi romani
Nel II secolo d.C., l'imperatore Settimio Severo registrò 46.602 insulae a Roma, a fronte di sole 1.797 domus, riflettendo la densità demografica e la limitata disponibilità di spazio che costringeva la maggior parte dei cittadini a vivere in appartamenti sovrapposti
Le insulae rappresentavano una soluzione ingegnosa per ottimizzare lo spazio urbano in un'epoca in cui la maggior parte delle abitazioni era limitata a pochi piani, e la loro presenza era motivo di stupore per i visitatori dell'epoca
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