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La Guerra dei Sei Giorni del 1967 e le sue ripercussioni sono centrali nella storia del Medio Oriente. Il conflitto vide Israele contro Egitto, Giordania e Siria, con conseguenze durature sulla politica regionale, come l'occupazione di territori e l'avvio di processi di pace. La guerra influenzò anche le dinamiche interne egiziane e israeliane, portando a cambiamenti politici ed economici significativi.
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Israele cercò di consolidare la propria sicurezza e sviluppo tecnologico
I paesi arabi circostanti si confrontavano con il nascente nazionalismo e le rivalità interne
Nel 1958, Egitto e Siria si unirono nella RAU, un tentativo di panarabismo che si dissolse nel 1961 a causa di tensioni interne
Nasser subì un duro colpo alla sua influenza dopo la dissoluzione della RAU
La Siria, sostenuta dall'Unione Sovietica, si contrappose alle politiche delle monarchie arabe conservatrici, contribuendo all'instabilità regionale
Nel 1964, l'OLP fu fondata con l'obiettivo di creare uno stato palestinese e contrastare Israele
La Guerra dei Sei Giorni scoppiò nel 1967 quando Israele lanciò un attacco preventivo contro Egitto, Giordania e Siria
La risoluzione chiedeva il ritiro delle forze israeliane dai territori occupati e il riconoscimento della sovranità, integrità territoriale e indipendenza politica di ogni stato della regione
La guerra portò a una revisione delle politiche di sicurezza di Israele e lasciò spazio a interpretazioni divergenti della risoluzione 242
La morte di Nasser nel 1970 e l'ascesa di Sadat segnarono un cambiamento nella politica araba
La guerra, iniziata nel 1973, mirava a riconquistare i territori perduti nel 1967 ma si concluse con una sconfitta delle forze arabe
Nel 1978, Sadat e il primo ministro israeliano Begin firmarono gli accordi di Camp David, che prevedevano il ritiro israeliano dal Sinai e una maggiore autonomia per i palestinesi nei territori occupati