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L'Italia dopo la Prima Guerra Mondiale

La crisi dello Stato liberale italiano segue la Prima Guerra Mondiale, marcata dal concetto di 'vittoria mutilata' e dalla delusione per i territori non ottenuti. L'impresa di Fiume di D'Annunzio, il biennio rosso e la nascita del PCI sono eventi chiave che riflettono le tensioni sociali e politiche di quel periodo, influenzando la storia italiana.

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1

Patto di Londra 1915

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Accordo segreto tra Italia e Alleati per cessione di territori in caso di vittoria.

2

Conferenza di Pace di Parigi 1919

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Evento dove rivendicazioni territoriali italiane furono parzialmente negate.

3

Principio di autodeterminazione dei popoli

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Criterio di Wilson contrario a cessioni territoriali senza consenso delle popolazioni.

4

Nel ______, Gabriele D'Annunzio occupò la città di ______ rivendicando la sua unione con l'Italia.

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settembre 1919 Fiume

5

Il primo ministro ______ non intervenne direttamente nell'occupazione di Fiume.

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Francesco Saverio Nitti

6

Le elezioni politiche del ______ hanno visto il successo dei partiti di massa come il ______ e il ______.

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1919 Partito Socialista Italiano Partito Popolare Italiano

7

Conseguenze economiche post-belliche

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Inflazione e difficoltà economiche post-Prima Guerra Mondiale.

8

Occupazione fabbriche 1920

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Lavoratori occupano fabbriche, sperimentano autogestione e consigli di fabbrica.

9

Agitazioni agrarie

Clicca per vedere la risposta

Braccianti lottano per salari migliori e riforma agraria.

10

Nel ______, ______ ______ ha tentato di risolvere la crisi sociale con una politica di mediazione senza l'intervento diretto dello Stato.

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1920 Giovanni Giolitti

11

Nonostante l'accordo prevedesse ______ salariali e più influenza dei lavoratori, non tutti furono contenti delle soluzioni.

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aumenti

12

D'Annunzio non accettò il trattato di Rapallo, portando a un intervento militare soprannominato '______ di ______'.

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Natale sangue

13

Congresso di Livorno, gennaio 1921

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Scissione del PSI e fondazione del PCI.

14

Figure guida del PCI

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Antonio Gramsci e Amadeo Bordiga.

15

Affiliazione del PCI

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Terza Internazionale, linea politica rivoluzionaria.

Q&A

Ecco un elenco delle domande più frequenti su questo argomento

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La "Vittoria Mutilata" e la Crisi dello Stato Liberale

Al termine della Prima Guerra Mondiale, l'Italia si trovò di fronte a una crisi di vasta portata che toccava gli ambiti economico, sociale e politico. Il concetto di "vittoria mutilata" rifletteva il sentimento di insoddisfazione nazionale per non aver ottenuto tutti i territori promessi dal Patto di Londra del 1915, nonostante il sacrificio umano e materiale sostenuto durante il conflitto. La Conferenza di Pace di Parigi del 1919 non riconobbe pienamente le rivendicazioni italiane, in particolare per quanto riguardava l'Istria e la Dalmazia. L'opposizione del presidente americano Woodrow Wilson, che propugnava il principio di autodeterminazione dei popoli, e la cautela di Francia e Gran Bretagna, preoccupate per un potenziale squilibrio di potere nell'Adriatico, contribuirono a marginalizzare l'Italia. Questa situazione alimentò un sentimento nazionalista e la convinzione che fosse necessaria una revisione dei trattati di pace, anche attraverso mezzi militari.
Folla in bianco e nero in piazza d'epoca post-Prima Guerra Mondiale, uomini con cappelli e donne in abiti lunghi, alcuni con pugni alzati.

L'Impresa Fiumana di D'Annunzio e la Riforma Elettorale del 1919

Il nazionalismo insoddisfatto trovò una sua manifestazione nell'impresa di Fiume, quando il poeta e patriota Gabriele D'Annunzio, nel settembre 1919, guidò un gruppo di irredentisti e veterani di guerra nell'occupazione della città di Fiume, rivendicandone l'annessione all'Italia. Il governo italiano, guidato da Francesco Saverio Nitti, adottò una posizione ambivalente, non intervenendo direttamente. Nel frattempo, le elezioni politiche del 1919, le prime a suffragio universale maschile e con un sistema proporzionale, segnarono un profondo cambiamento nel panorama politico italiano: i partiti di massa, in particolare il Partito Socialista Italiano e il Partito Popolare Italiano, ottennero un notevole successo, mentre i liberali subirono una drastica riduzione di seggi, evidenziando una crisi di rappresentatività e coesione.

Il Biennio Rosso: Agitazioni Sociali e Risposta Governativa

Il biennio 1919-1920, noto come "biennio rosso", fu caratterizzato da intense agitazioni sociali. L'inflazione e le difficili condizioni economiche spinsero i lavoratori a rivendicare migliori condizioni lavorative e salariali. Gli industriali, alle prese con la riconversione dell'economia da una produzione bellica a una civile e con l'aumento della pressione fiscale, si opposero a tali richieste. Questo portò a un'ondata di scioperi e manifestazioni, culminando nell'occupazione delle fabbriche, soprattutto nel settore metalmeccanico del Nord Italia, dove si sperimentarono forme di autogestione e consigli di fabbrica. Anche nelle campagne si verificarono agitazioni, con i braccianti che lottavano per miglioramenti salariali e per la riforma agraria.

La Mediazione di Giolitti e la Risoluzione della Questione di Fiume

Giovanni Giolitti, tornato al potere nel 1920, cercò di affrontare la crisi sociale attraverso una politica di mediazione, evitando l'intervento diretto dello Stato nel conflitto tra capitale e lavoro e favorendo un accordo tra le parti. Sebbene l'accordo prevedesse aumenti salariali e una maggiore influenza dei lavoratori nelle aziende, non tutti furono soddisfatti delle soluzioni proposte. Sul fronte diplomatico, Giolitti risolse la questione di Fiume con il trattato di Rapallo del 1920, che stabiliva Fiume come "città libera" e assegnava all'Italia il controllo di alcune isole dalmate. D'Annunzio, però, rifiutò di accettare il trattato e fu necessario un intervento militare, noto come "Natale di sangue", per costringerlo ad abbandonare la città.

La Nascita del Partito Comunista Italiano e le Spaccature nel Socialismo

Le tensioni sociali e le agitazioni del biennio rosso contribuirono a indebolire il Partito Socialista Italiano, esacerbando le divisioni interne. Il congresso di Livorno del gennaio 1921 fu teatro della scissione della corrente massimalista, che portò alla fondazione del Partito Comunista Italiano (PCI). Sotto la guida di figure come Antonio Gramsci e Amadeo Bordiga, il PCI si affiliò alla Terza Internazionale, adottando una linea politica ispirata alla rivoluzione bolscevica in Russia. Questa scissione rappresentò un momento cruciale nella storia politica italiana, con la nascita di un partito comunista che si proponeva di perseguire una strategia rivoluzionaria e di rottura con il sistema liberale esistente.