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La crisi dello Stato liberale italiano segue la Prima Guerra Mondiale, marcata dal concetto di 'vittoria mutilata' e dalla delusione per i territori non ottenuti. L'impresa di Fiume di D'Annunzio, il biennio rosso e la nascita del PCI sono eventi chiave che riflettono le tensioni sociali e politiche di quel periodo, influenzando la storia italiana.
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L'Italia si sentì insoddisfatta per non aver ottenuto tutti i territori promessi dal Patto di Londra del 1915
L'opposizione di Woodrow Wilson
Il presidente americano si oppose alle rivendicazioni italiane, sostenendo il principio di autodeterminazione dei popoli
La cautela di Francia e Gran Bretagna
I due paesi temevano un potenziale squilibrio di potere nell'Adriatico e non vollero riconoscere pienamente le richieste italiane
L'occupazione della città da parte di D'Annunzio rifletteva il nazionalismo insoddisfatto e la volontà di annettere Fiume all'Italia
I partiti di massa ottennero un grande successo, mentre i liberali subirono una riduzione di seggi, evidenziando una crisi di rappresentatività
L'inflazione e le difficili condizioni economiche
La situazione economica spinse i lavoratori a chiedere migliori condizioni lavorative e salariali
Le forme di protesta e di lotta
Gli scioperi, le manifestazioni e l'occupazione delle fabbriche furono le principali forme di protesta dei lavoratori
Il presidente del Consiglio cercò di risolvere la crisi attraverso un accordo tra capitale e lavoro, ma non tutti furono soddisfatti delle soluzioni proposte
La scissione del partito segnò la nascita del PCI, guidato da figure come Gramsci e Bordiga e affiliato alla Terza Internazionale
Il partito si ispirava alla rivoluzione bolscevica in Russia e si proponeva di rottura con il sistema liberale esistente