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La storia costituzionale italiana ha radici nello Statuto Albertino del 1848, esteso poi a tutto il Regno con l'unificazione. Il fascismo e la Liberazione hanno portato al referendum del 2 giugno 1946, dove gli italiani, inclusa la partecipazione femminile, hanno scelto la Repubblica, segnando una svolta storica e sociale.
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Lo Statuto Albertino fu promulgato nel 1848 da Carlo Alberto di Savoia e rappresenta la prima carta costituzionale significativa del Paese, definendo i poteri del monarca e i diritti fondamentali dei cittadini
Con l'unificazione nazionale nel 1861, lo Statuto Albertino fu esteso a tutto il Regno d'Italia sotto il regno di Vittorio Emanuele II
Lo Statuto Albertino si caratterizza per una struttura concisa e una notevole flessibilità interpretativa, permettendo la modifica attraverso una legge ordinaria senza un processo costituzionale specifico
Dopo la Prima guerra mondiale, la crisi economica e politica favorì l'ascesa del Partito Nazionale Fascista guidato da Benito Mussolini
Dopo la marcia su Roma nel 1922, Mussolini instaurò un regime totalitario che limitò le libertà civili e politiche e introdusse politiche discriminatorie come le leggi razziali antisemite
La caduta del fascismo avvenne durante la Seconda guerra mondiale, seguita da una fase di guerra civile tra le forze partigiane e la Repubblica Sociale Italiana fedele a Mussolini
Il 2 giugno 1946 si tenne un referendum che offrì ai cittadini italiani, comprese le donne che votarono per la prima volta, la scelta tra monarchia e repubblica
In parallelo al referendum, si svolsero le elezioni per l'Assemblea Costituente incaricata di redigere una nuova Costituzione
La Costituzione della Repubblica Italiana fu promulgata il 22 dicembre 1947 e rappresentò un simbolo di rinascita democratica e di riconciliazione nazionale nel dopoguerra