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L'abuso d'ufficio è un reato che coinvolge pubblici ufficiali in Italia, punito con reclusione fino a 4 anni. Le modifiche del 2020 hanno ristretto l'ambito di applicazione, focalizzandosi su violazioni non discrezionali. Il rifiuto di atti d'ufficio e la corruzione comportano serie conseguenze penali, estese anche a livello internazionale per tutelare gli interessi finanziari dell'UE.
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Il reato si verifica quando un pubblico ufficiale o un incaricato di pubblico servizio compie atti contrari ai doveri d'ufficio, violando norme di legge senza discrezionalità
Per configurare il reato è necessario che l'azione o l'omissione sia volontaria e provochi un vantaggio patrimoniale ingiusto o un danno a terzi
La pena prevista per il reato è la reclusione da 1 a 4 anni, che può essere aumentata in caso di particolare gravità del vantaggio o del danno
Il decreto semplificazioni ha introdotto importanti modifiche alla disciplina dell'abuso d'ufficio
Le novità legislative hanno ristretto l'ambito di applicazione del reato, escludendo dalla punibilità le condotte che rientrano nell'ambito di una discrezionalità amministrativa legittima
L'intento del legislatore è stato quello di delineare con maggiore chiarezza i confini della responsabilità penale, escludendo dalla punibilità le condotte che rientrano nell'ambito di una discrezionalità amministrativa legittima
L'articolo 328 sanziona il pubblico ufficiale o l'incaricato di pubblico servizio che si rifiuta ingiustificatamente di compiere un atto d'ufficio
Il rifiuto deve essere motivato da ragioni di giustizia, sicurezza pubblica, ordine pubblico, igiene o sanità e la pena prevista è la reclusione da 6 mesi a 2 anni
Se l'atto non viene eseguito entro 30 giorni dalla richiesta scritta dell'interessato e non vengono fornite valide giustificazioni per il ritardo, si applica una pena detentiva fino ad un anno o una multa
Secondo l'articolo 317-bis del codice penale, la condanna per alcuni reati contro la pubblica amministrazione comporta l'applicazione di pene accessorie come l'interdizione perpetua dai pubblici uffici e l'incapacità di contrattare con la pubblica amministrazione
In presenza di circostanze attenuanti o di condanne a pene detentive non superiori a 2 anni, l'interdizione e il divieto possono essere limitati nel tempo, estendendosi da un minimo di 5 a un massimo di 7 anni
Le sanzioni previste per il pubblico ufficiale o l'incaricato di pubblico servizio che si rende colpevole di corruzione si estendono anche al corruttore, cioè alla persona che offre o promette vantaggi economici o altre utilità per indurre il funzionario a compiere o a omettere atti in violazione dei doveri d'ufficio
Questo principio è affermato in diversi articoli del codice penale, evidenziando la responsabilità penale di entrambe le parti coinvolte nel reato di corruzione
L'articolo 322-bis del codice penale estende l'applicazione delle norme anticorruzione italiane ai membri e funzionari di istituzioni europee e internazionali
Questa estensione normativa è in linea con gli obiettivi della direttiva (UE) 2017/1371, conosciuta come "direttiva PIF", che mira a tutelare gli interessi finanziari dell'UE attraverso la prevenzione e la lotta contro la corruzione e la frode