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Antonio Gramsci, politico e teorico, ha influenzato la politica italiana fondando il PCI e teorizzando l'egemonia culturale e la rivoluzione. I suoi
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Antonio Gramsci, intellettuale e politico sardo, nacque nel 1891 e si formò a Torino
Scissione dal Partito Socialista Italiano
Gramsci giocò un ruolo fondamentale nella scissione dal Partito Socialista Italiano e nella fondazione del Partito Comunista Italiano nel 1921
Segretario del PCI
Divenuto segretario del PCI nel 1924, Gramsci guidò il partito nella sua lotta per il potere
Contributi alla rivista "L'Ordine Nuovo"
Prima della fondazione del PCI, Gramsci contribuì alla fondazione della rivista "L'Ordine Nuovo" nel 1919 a Torino, dove promosse l'idea di consigli di fabbrica come organi di autogestione operaia e di democrazia diretta
Gramsci sosteneva che ogni paese avesse specificità da considerare e che la rivoluzione in Italia dovesse fondersi con la coscienza di classe del proletariato e con la crisi strutturale del capitalismo
Secondo Gramsci, il partito comunista aveva il compito di facilitare la fusione della coscienza di classe e della crisi strutturale del capitalismo, agendo come forza organizzatrice e direttiva
Gramsci ammirava la Rivoluzione Russa e credeva che l'azione rivoluzionaria potesse avere successo anche in paesi con un capitalismo meno sviluppato, come era stato per la Russia
Dopo la repressione dei consigli di fabbrica e la crescente ostilità del regime fascista, Gramsci fu arrestato nel 1926 e condannato a vent'anni di carcere
Durante la detenzione, Gramsci scrisse i "Quaderni del carcere", nei quali approfondì temi politici, storico-filosofici e culturali
Nonostante le condizioni di detenzione, i "Quaderni" offrono un'analisi acuta della società e della politica, introducendo concetti come quello di "homo faber", l'uomo che plasmando la realtà diventa artefice della propria storia
Gramsci attribuiva un ruolo decisivo all'egemonia culturale nella manutenzione del potere, sostenendo che la borghesia aveva mantenuto il controllo nei paesi occidentali non solo attraverso la forza economica, ma anche costruendo un "blocco storico" che integrava alleanze sociali e politiche
Per Gramsci, la conquista dell'egemonia culturale da parte del proletariato era essenziale per diventare classe dirigente e implicava attrarre gli intellettuali tradizionali e sviluppare una nuova classe di intellettuali organici
In questa visione, il partito comunista doveva agire come un "moderno principe", coinvolgendo le figure intellettuali per guadagnare il consenso e il sostegno della società civile
Gramsci evidenziò la necessità di un'alleanza tra la classe operaia del nord e le masse contadine del sud per superare la divisione socio-economica dell'Italia
Tale alleanza avrebbe potuto contrastare l'egemonia culturale della Chiesa cattolica e della borghesia, nonché il blocco di potere agrario-industriale
Gramsci criticò il Partito Socialista per non aver compreso l'importanza strategica del coinvolgimento del sud nel progetto di trasformazione sociale e politica