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La democrazia ateniese si basava sull'estrazione a sorte dei magistrati per garantire l'eguaglianza politica. Questo sistema promuoveva la partecipazione di tutti i cittadini, inclusi gli 'idiotes', e preveniva l'accumulo di potere. L'eguaglianza aritmetica e geometrica riflettevano diverse distribuzioni di risorse, mentre filosofi come Platone esprimevano opinioni complesse sull'estrazione a sorte e la giustizia democratica.
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I magistrati erano selezionati attraverso il metodo del sorteggio, che garantiva la partecipazione di tutti i cittadini alla vita politica
Il potere dei magistrati era bilanciato dal controllo democratico, che prevedeva il loro scrutinio e la possibilità di essere chiamati a rispondere per eventuali errori
Il sistema del sorteggio rifletteva la preoccupazione ateniese per l'accumulo di potere e la corruzione che potevano derivare da cariche pubbliche detenute a lungo termine
L'estrazione a sorte era un elemento fondamentale della giustizia ateniese, garantendo che tutti i cittadini avessero la stessa possibilità di influenzare le decisioni giudiziarie
L'estrazione a sorte era legata al concetto di isegoria, il diritto di parola eguale per tutti i cittadini nell'Assemblea
I Greci distinguevano tra eguaglianza aritmetica, che assegna a ciascuno la stessa quota, e eguaglianza geometrica, che distribuisce risorse in base al merito o al rango
Platone esprime opinioni contrastanti sull'estrazione a sorte, criticando la democrazia nella sua opera "La Repubblica" ma proponendo un sistema misto che incorpora elementi democratici nelle "Leggi"
Platone riconosce che l'estrazione a sorte può contribuire alla stabilità sociale e alla prevenzione delle sedizioni
L'approccio di Platone riflette la sua ricerca di un equilibrio tra il governo dei migliori e la partecipazione democratica