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La genesi de 'I Promessi Sposi' di Alessandro Manzoni rivela un'opera che denuncia le ingiustizie sociali del Seicento e contribuisce all'evoluzione della lingua italiana. Il romanzo, ambientato in Lombardia, si focalizza su personaggi come Don Abbondio, Renzo e Lucia, esplorando temi di bene e male attraverso una narrazione realistica arricchita da documenti storici.
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Alessandro Manzoni utilizza un artificio letterario nel suo capolavoro "I Promessi Sposi", presentando la storia come tratta da un manoscritto seicentesco immaginario
Il manoscritto immaginario è scritto in un italiano arcaico e complesso, che spinge Manzoni a riscrivere la vicenda in un linguaggio moderno e accessibile
Manzoni si impegna nella ricerca di una lingua italiana unificata e comprensibile a tutti, contribuendo al dibattito sulla lingua nazionale dell'Italia dell'Ottocento
"I Promessi Sposi" si apre con una forte denuncia delle ingiustizie sociali e della cultura del Seicento, un periodo segnato da violenza e superficialità morale
Manzoni utilizza il manoscritto anonimo e il suo presunto autore per inserire riferimenti storici e critiche sociali, mantenendo una distanza che gli permette di esprimere un giudizio morale
La narrazione si concentra su personaggi comuni, vittime di un sistema ingiusto e corrotto, e si sviluppa attorno al contrasto tra il Bene e il Male, temi universali che trascendono il contesto storico
Il romanzo si ambienta nella Lombardia del Seicento, dominata dalla Spagna, con particolare attenzione alle rive del lago di Como e alla città di Lecco
Manzoni introduce i personaggi di Don Abbondio, Renzo, Lucia e Don Rodrigo, che rappresentano rispettivamente il parroco timoroso e indeciso, i due giovani innamorati e l'antagonista
Attraverso la figura di Don Abbondio e altri personaggi, "I Promessi Sposi" offre un ritratto dettagliato della società lombarda del Seicento, segnata da abusi di potere e soprusi