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La tutela del lavoratore dall'illecito demansionamento è garantita dall'articolo 2103 del codice civile italiano. Questo prevede la protezione delle mansioni originarie e il risarcimento in caso di violazioni, salvaguardando la dignità professionale e il diritto al lavoro. Il caso Perna evidenzia l'importanza di tale tutela.
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L'articolo 2103 del codice civile italiano stabilisce che il lavoratore non può essere adibito a mansioni inferiori rispetto a quelle per cui è stato assunto, salvo casi eccezionali e temporanei
Il demansionamento illecito si verifica quando viene violato l'articolo 2103, comportando un danno economico e immateriale per il lavoratore
Il lavoratore può agire legalmente per la tutela dei propri diritti, richiedendo la reintegrazione nelle mansioni originarie o un risarcimento per il danno subito
Il datore di lavoro che viola l'articolo 2103 può essere obbligato a ripristinare il lavoratore nelle sue mansioni originarie
Il datore di lavoro può essere tenuto a pagare un risarcimento per i danni patrimoniali e non patrimoniali causati al lavoratore, come la perdita di chance professionali e il danno alla carriera
Le sanzioni sono volte a riparare il pregiudizio subito dal lavoratore e a disincentivare pratiche lavorative scorrette
Il caso di Perna, un attore professionista lasciato in inattività per sedici anni dalla RAI, è diventato un punto di riferimento nella giurisprudenza italiana per la tutela della dignità professionale
La Corte di Cassazione ha stabilito che l'inattività forzata del lavoratore costituisce una violazione dell'articolo 2103 e un'offesa al diritto fondamentale al lavoro, comportando un danno patrimoniale che deve essere risarcito equitativamente
La giurisprudenza riconosce che il demansionamento può comportare sia la reintegrazione nelle mansioni originarie sia un risarcimento per il danno subito, coprendo anche il danno alla carriera e il discredito professionale