La crisi della monarchia francese nel XVIII secolo evidenzia l'incapacità di riformare lo Stato e le strutture obsolete. L'assolutismo, nonostante il potere teorico, si scontrò con la resistenza dei parlamenti e la nobiltà, incapace di rispondere alle richieste di riforme fiscali e sociali. La tensione culminò nella convocazione degli Stati generali, preludio della Rivoluzione Francese.
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L'assolutismo monarchico era il sistema politico predominante in Francia nel XVIII secolo
Nonostante il potere teorico illimitato, l'assolutismo francese si dimostrò inefficace e privo di sostegno popolare
L'assolutismo non riuscì a soddisfare le richieste dei conservatori, dei riformisti e della borghesia, che chiedevano rispettivamente il mantenimento dei privilegi, una monarchia costituzionale e riforme economiche e politiche
I parlamenti, composti principalmente da nobili di toga, si opposero alle riforme fiscali e divennero un simbolo di resistenza all'assolutismo
I ministri delle Finanze tentarono di risolvere il problema del debito pubblico attraverso riforme che miravano a ridurre i privilegi e a ottimizzare il sistema di riscossione delle tasse
I costi sostenuti durante la guerra di indipendenza americana portarono la Francia sull'orlo del default, aggravando la crisi economica
La nobiltà guidò un movimento di resistenza contro le riforme, ottenendo il sostegno anche della borghesia e della popolazione
La convocazione degli Stati generali, un'assemblea che non si riuniva dal 1614, suscitò entusiasmo in Francia e portò alla compilazione dei Cahiers de doléances, che esprimevano il desiderio di riforme e di protezione delle libertà individuali
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