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Il conflitto in Kosovo, parte delle guerre jugoslave, è stato un confronto etnico-politico tra albanesi e serbi. Le tensioni, esacerbate da eventi storici e politiche di soppressione, hanno portato all'intervento della NATO e alla successiva indipendenza del Kosovo.
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Le tensioni etniche tra la maggioranza albanese e la minoranza serba sono alla base del conflitto in Kosovo
Autonomia concessa al Kosovo
Nonostante l'autonomia concessa al Kosovo dalla costituzione jugoslava del 1945, la polizia segreta UDBA operò per reprimere i movimenti nazionalisti albanesi
Repressione dei movimenti nazionalisti albanesi
Durante il governo di Tito, la polizia segreta UDBA operò per reprimere i movimenti nazionalisti albanesi, nonostante le concessioni fatte come il riconoscimento della lingua albanese e l'autonomia dell'Università di Pristina
Il nazionalismo albanese si consolidò con la fondazione del Movimento rivoluzionario per l'unità albanese nel 1963 e la nascita dell'Esercito di liberazione del Kosovo negli anni '90
La Jugoslavia attraversò una profonda crisi economica e politica negli anni '60, culminata in manifestazioni studentesche e rivolte, duramente represse dalle forze di sicurezza
Le rivolte del 1981 in Kosovo furono brutalmente soffocate, causando centinaia di vittime e un esodo di serbi dalla provincia, che aggravò le tensioni etniche
L'ascesa al potere di Milošević portò a una politica di soppressione dei diritti degli albanesi e alla revoca dell'autonomia del Kosovo nel 1989, scatenando proteste e atti di violenza
Nel 1999, la NATO intervenne con una campagna di bombardamenti aerei per fermare la repressione e le violenze contro la popolazione albanese
Il conflitto si concluse con la firma dell'accordo di Kumanovo, che stabiliva il ritiro delle forze jugoslave e l'istituzione di un'amministrazione internazionale in Kosovo sotto l'egida delle Nazioni Unite
Il conflitto in Kosovo ebbe gravi conseguenze umanitarie e politiche, con migliaia di vittime e la distruzione di numerose infrastrutture