Fine dell’assolutismo monarchico
In Francia era attraversata da una grande crisi economica, per questo il re Luigi XVI si affida al banchiere Jacques Necker, il quale pubblica un rendiconto sul livello del debito pubblico. Negli anni la situazione economica non vede miglioramenti e cresce l’agitazione del popolo.
Il re si trova costretto a convocare gli stati generali, il più antico organo di rappresentanza per l’ordine del clero, nobiltà e terzo stato per la prima volta dopo il 1614.
Il 5 Maggio 1789 si aprono gli stati generali ma con molte difficoltà, ad esempio sulle modalità di voto. Per questo il 17 Giugno il terzo stato, con il giuramento della Pallacorda, si proclama Assemblea nazionale e non si sarebbero sciolti fino alla stesura di una Costituzione.
In seguito anche il clero e la nobiltà si uniscono per la stesura della Costituzione e l’Assemblea prende il nome di Assemblea Nazionale Costituente.
Presa della Bastiglia
A Parigi il popolo inizia a protestare brutalmente contro il governo per avere una riduzione del prezzo del pane e dei cereali. Per controllare i disordini nella città gli elettori di Parigi decisero di riunirsi in corpi militari per il mantenimento dell’ordine pubblico e per difendere i diritti costituzionali. Il 14 Luglio 1789 la folla assale la Bastiglia, per impadronirsi della polvere da sparo e armi, necessari contro le truppe del re. L’evento si diffuse in tutta la Francia rafforzando la consapevolezza del potere della popolazione.
Abolizione del feudalesimo
Nell’estate del 1789 si apre il periodo della grande paura: nelle campagne francesi i contadini armati si riversavano nei castelli dei signori. Per questo motivo il 4 Agosto l’assemblea decide di abolire i diritti feudali ponendo fine all’ancien régime. il 26 Agosto l’assemblea approva la dichiarazione dei diritti dell’uomo e del cittadino.
Marcia su Versailles
Il 5 e il 6 Ottobre del 1789 le donne parigine marciano su Versailles, residenza della famiglia reale, per far approvare i decreti e per la promulgazione della Dichiarazione. Inoltre la famiglia reale fu costretta a trasferirsi a Parigi nel palazzo delle Tuileries. Il potere del re era sempre più debole, manteneva il potere esecutivo ma il potere legislativo era in mano all’Assemblea nazionale costituente.
Rinnovamento delle istituzioni francesi
L’Assemblea nazionale costituente provvede ad una nuova organizzazione amministrativa della Francia e inizia una serie di riforme.
Riforma amministrativa
L’attenzione dell’assemblea si rivolse inizialmente alla riforma municipale, una divisione del territorio in 83 dipartimenti, suddivisi in distretti, cantoni e comuni. Gli amministratori dei vari enti venivano eletti dai propri cittadini.
Riforma elettorale
Per il sistema elettorale la popolazione francese fu divisa in cittadini passivi, ai quali venivano riconosciuti i diritti civili e cittadini attivi, con diritti civili e politici. Il sistema elettorale scelto era censitario, dunque in base alla ricchezza e al reddito: i cittadini civili erano maschi, di più di 25 anni, che pagavano un'imposta annua pari a 3 giornate di lavoro. Per essere eletti però dovevano essere proprietari terrieri, riservando questo privilegio solo ai borghesi benestanti e proprietari terrieri.
Riforma economica
L’assemblea decide di adottare un principio del laissez faire (“lasciar fare”) in campo economico, un liberismo economico distante dal rigido controllo dell’ancien régime per le attività economiche. Per risanare il debito pubblico l’Assemblea decide di vendere i beni della Chiesa, che possedeva molte proprietà e aveva privilegi fiscali, come l’esenzione dalle tasse dello stato; per comprare un bene si doveva utilizzare un “assegnato”, un biglietto che permetteva allo stato di impossessarsi di denaro prima della vendita del bene. Con il tempo però, il valore dell’assegnato superò quello dei beni nazionali.