Napoleone e l’Italia
Il governo di Napoleone aveva ispirato la nascita un un movimento politico chiamato “giacobino” composto maggiormente dalla borghesia che comprendeva studenti, intellettuali, professionisti ed imprenditori. Il movimento proponeva due diverse scuole di pensiero: una visione moderato-liberale che appoggiava la formazione di un regime monarchico costituzionale e un’ottica più repubblicana-radicale.
I giacobini italiani stanchi dell’assolutismo e del dominio straniero in Italia, credevano molto nella figura di Napoleone e speravano che con lui ci fosse l’inizio di un nuovo periodo storico fiorente. Infatti, la formazione delle “repubbliche sorelle” cisalpina, romana, ligure e napoletana fu ben vista dai giacobini italiani.
L’entusiasmo però fu spento dalle successive decisioni prese da Bonaparte che smascheravano il suo vero intento: egli agiva solo ed esclusivamente nell’interesse della Francia. Infatti, concludendo la guerra con il nemico austrico con il trattato di Campoformio, egli cedette all’Austria i territori veneti, dell’Istria e Dalmazia e provocò la delusione degli italiani.
Tra il 1800 e il 1809, Napoleone decise di riconquistare l’Italia ed espandere il dominio francese sulla penisola. Infatti nel 1805 fu proclamato re d’Italia ed i territori italiani furono suddivisi in:
- territori del Regno d’Italia governati dal figlio della prima moglie di Napoleone, Eugenio de Beauharnais,
- territori che facevano parte dell’impero napoleonico,
- territori governati dai membri della famiglia imperiale.
Diversamente da come però si pensava, il governo napoleonico in Italia si dimostrò duro e poco florido: molte risorse furono saccheggiate, gli uomini costretti a combattere e morire nelle guerra dell'imperatore francese, anche dal punto di vista economico l’Italia ne uscì in netto svantaggio. Le importazioni dalla Francia erano favorite dalla politica doganale mentre il “blocco continentale” contro la Gran Bretagna svantaggiò di gran lunga il commercio italiano marittimo.
La società italiana però riuscì ad ottenere dei vantaggi dal governo di Napoleone Bonaparte, soprattutto per le riforme che vennero introdotte tra cui:
- abolizione delle dogane interne,
- unificazione del sistema di misure, pesi e moneta,
- miglioramento del sistema fiscale,
- costruzione di canali, ponti e strade,
- miglioramento del sistema di formazione e istruzione,
- utilizzo degli stessi codici civili, penali e commerciali introdotti in Francia.
In particolare, nel Regno di Napoli, Napoleone abolì la feudalità e la vendita delle proprietà ecclesiastiche. Il ceto sociale più importante in quel periodo fu la borghesia, erano principalmente coinvolti nell’amministrazione. Un altro merito che si deve a Napoleone fu l’aver sviluppato nei cittadini un senso di appartenenza alla propria nazione.
Napoleone però considerò l’Italia come uno stato vinto e da lui sottomesso quindi anche in questo caso attuò la politica della spoliazione nell’ambito dei beni culturali: molte opere furono prese dall’Italia e portate nel Museo Napoleone (l’odierno Louvre). Alla disfatta di Napoleone tutti i regni “derubati” delle loro opere d’arte mandarono dei rappresentanti a Parigi per pretendere che le opere tornassero al Paese di provenienza. Tra questi anche Antonio Canova fu mandato come rappresentante dello Stato Pontificio; molte di quelle opere non furono mai restituite e fanno parte dei Furti Napoleonici.
La crisi e la caduta del governo napoleonico
Se all’inizio Napoleone fu visto dai popoli dei territori conquistati come un idolo, il liberatore dai governi corrotti dei tiranni, dopo poco fu visto invece come il saccheggiatore di ricchezze ed il governatore assolutista che negava la libertà. Si espanse un grande malcontento nella popolazione dei territori conquistati da Napoleone che infatti non tardò ad insorgere. Si ricordano infatti gli episodi delle Pasque Veronesi in cui la città di Verona si ribellò all’oppressione dalla mattina del Lunedì dell’Angelo, 17 aprile 1792, fino al 25 aprile. La popolazione riuscì ad affrontare con successo le truppe francesi ma, nonostante la riuscita apparente della rivolta, 15000 soldati il 25 aprile del 1797 riuscirono a mettere fine alla rivolta, razziando poi la città e i suoi beni artistici.
E’ importante menzionare anche la strage di Lauria avvenuta dal 7 al 9 agosto 1806 sotto la guida del generale Andrea Massena e l’insurrezione calabrese. Quest’ultima avvenne tra il 1806 ed il 1809 nel Regno di Napoli, in particolare nei territori della Basilicata e Calabria, tra soldati volontari francesi e gli spagnoli sotto l’appoggio inglese poi contro la Germania.
La vera disfatta di Napoleone e del suo impero fu dovuta dalla sconfitta che ebbe contro la Russia. L’imperatore decise di cominciare una campagna militare contro lo zar russo perché egli si rifiutò di cessare gli scambi commerciali con gli inglesi. Napoleone diede inizio alla battaglia con un esercito mai visto prima, composto da seicentomila uomini, nel giugno del 1812.
Le truppe riuscirono ad entrare nei territori dello zar ed il generale russo Kutuzov invece di combattere direttamente decise di ritirarsi e la strategia vincente fu quella di far portare via il cibo e gli animali dal popolo e distruggere tutto prima dell’avanzata francese. In questi modo, quando i soldati francesi riuscirono ad arrivare a Mosca, trovarono la città che bruciava, senza cibo né rifornimenti così furono costretti a ritirarsi sotto il freddo ed il gelo dell’inverno russo e sotto l’attacco dei padroni di casa.
Anche a Lipsia nell’ottobre del 1813 Napoleone subì una clamorosa sconfitta da parte di una coalizione di potenze europee. Entrarono a Parigi, il 6 aprile Bonaparte abdicò e la corona passò a Luigi XVIII di Borbone. Napoleone si rifugiò sull’isola d’Elba di cui divenne sovrano, da lì tentò l’ultima impresa detta “cento giorni”: sbarcò a Cannes l’1 marzo del 1815 e si diresse con pochi uomini a Parigi dove arrivò il 20 marzo.
Intanto il re borbonico fuggiva verso il Belgio mentre i suoi uomini furono mandati a fermare Napoleone. Quegli stessi uomini però decisero di ritornare a servire l’ex imperatore di Francia ma, la coalizione antifrancese composta da Inghilterra, Austria, Svezia, Prussia e Russia, nell’ultima grande battaglia a Waterloo il 18 giugno 1815, segnò la fine di Napoleone che abdicò per la seconda volta. Egli andò in esilio nell’isola di Sant'Elena dove morì poi il successivo 5 maggio 1821.