Gli anni fiorentini
Nel 1610, Galileo chiese al Primo Segretario di Cosimo II di lavorare allo studio di Pisa e di ottenere come titolo quello sia di matematico che di filosofo, dati i suoi numerosi anni di studio in filosofia. Riuscì ad ottenere quell’incarico e si trasferì a Firenze, lasciando la convivente Marina Gamba e le due figlie Virginia e Livia, mai riconosciute e il figlio Vincenzio. Le prime due vennero affidate alla madre di Galileo, ma quando ella non poté più occuparsene furono obbligate dal padre a prendere i voti nel convento di San Matteo ad Arcetri.
Per ringraziare il duca Cosimo I dell’aiuto reso nell’ottenere l’incarico, Galileo regalò al figlio Ferdinando la migliore lente ottica e la calamita “armata” capace di sollevare quindici libbre di ferro. Galileo Galilei pubblicò il Sidereus Nuncius che suscitò in molti alcune domande e polemiche. Fu infatti accusato di essersi attribuito il merito di aver scoperto il cannocchiale e inoltre che la scoperta fatta con quello strumento, il satellite di Giove, fosse non attendibile. Si pensava infatti che fosse un’illusione ottica dovuta alle lenti del telescopio che potessero deformare la visione.
Successivamente però anche grazie alla verifica di Keplero, il matematico Magini e l’astronomo del Vaticano Clavius credettero a Galilei e accettarono la scoperta del satellite di Giove insieme anche ai gesuiti del Collegio Romano. Sviluppò inoltre la teoria secondo cui intorno alla superficie del Sole ci fosse della materia fluida che ruotasse proprio per la rotazione del Sole stesso (teoria delle macchie solari). Definì così il periodo di rotazione del Sole, sottolineando che cielo e terra a questo punto non erano così diversi.
Scoprì inoltre le diverse fasi di Venere e Mercurio che però erano in contrapposizione con la teoria geocentrica di Tolomeo e appoggiò invece quella eliocentrica chiarendo la sua posizione con le lettere copernicane.
I problemi con la Chiesa
I primi sospetti
Nel 1611, la Chiesa cominciò a percepire le scoperte e le idee di Galileo come una minaccia, cominciarono ad indagare chiedendo all’Inquisizione di Padova se ci fosse qualche procedimento a carico di Galileo. L’anno successivo egli dimostrò le teorie di Archimede secondo cui i corpi galleggiano o affondano nell’acqua in base al loro peso specifico, in contrasto alle teorie di Aristotele, che raccolse nel Discorso intorno alle cose che stanno in su l’acqua, o che in quella si muovono. La sua teoria fu confutata da un documento di Barberini ma che d’altro canto Galileo confutò a sua volta con una dimostrazione pratica.
Le denunce
Tommaso Caccini il 21 dicembre del 1614 a Santa Maria Novella, esordì con accuse contro i matematici moderni tra cui Galileo Galilei, per le loro teorie che andavano contro le Scritture Sacre, in particolare la teoria del moto della Terra intorno al Sole. Fu intimata a Galileo una proposta, da parte del cardinale Roberto Bellarmino: le parole delle Scritture Sacre potevano essere re-interpretate nel caso di una vera dimostrazione della teoria eliocentrica altrimenti avrebbe dovuto accettare le Scritture Sacre; egli però non accettò.L’anno successivo, il Sant’Uffizio avviò l’esaminazione delle Lettere sulle macchie solari di Galileo che decise di recarsi in prima persona a Roma per difendersi insieme al Granduca Cosimo I. Così fu convocato da Bellarmino sotto ordine del Papa affinché abbandonasse le teorie copernicane, gli fu inoltre proibito di sostenerle ed insegnarle.Nel novembre del 1618 comparvero nel cielo tre comete e Galileo Galilei decise di replicare alle varie teorie con la teoria copernicana, sia con una risposta indiretta nel Discorso delle comete del discepolo Guiducci che nel trattato Il Saggiatore.
Gli incontri con la Chiesa a Roma e gli scambi epistolari
Nel 1624 Galileo Galilei si recò a Roma per chiedere a Papa Urbano VIII Barberini di concedergli la tolleranza della Chiesa senza ottenerla. Scrisse la Lettera a Francesco Ingoli dove spiegò per la prima volta il principio della relatività galileiana che dimostrò con l'esperimento della caduta dei gravi: i gravi cadono in direzione perpendicolare alla superficie terrestre invece che in direzione obliqua come ci si aspetterebbe se la Terra si muovesse. Questa osservazione però è la medesima che si presenta durante la caduta di oggetti o gravi su una nave in movimento o ferma. Quindi giunse alla conclusione che il fenomeno di caduta o il moto dei corpi si presentasse nello stesso modo sia in movimento che in staticità.
Dialogo sopra i due massimi sistemi del mondo
Quest’opera che mirava a spiegare tutte le varie teorie cosmologiche senza però spingersi troppo ad elogiare o appoggiare una rispetto ad un’altra. Principalmente venivano confrontati i massimi sistemi copernicano e tolemaico attraverso i tre protagonisti: due personaggi reali all’epoca defunti amici di Galileo (Filippo Salviati e Gianfrancesco Sagredo) e un personaggio inventato Simplicio. Quest’ultimo sostiene la teoria tolemaica, Filippo l’opposizione copernicana e Sagredo invece è neutrale ma alla fine si fa sostenitore della teoria copernicana.
Il processo, l’abiura e la condanna
Nonostante i vari elogi sul Dialogo, il Papa ordinò di proibire la diffusione del libro e di ritrovare e sequestrare le copie già vendute. Denunciò alcuni passi dell’opera definiti ridicoli e oltraggiosamente ironici escogitati per far stampare il libro, accusò Galileo di aver raggirato i ministri affinché l’opera fosse pubblicata. Il Pontefice quindi convocò Galileo a Roma entro ottobre di quell’anno davanti al Sant’Uffizio, ma egli sia per le condizioni di salute che per la speranza che la situazione si risolvesse in altri modi tardò a presentarsi. Il 12 aprile cominciò il processo, Galileo fu interrogato e affermò di non ricordare le raccomandazioni di non insegnare e sostenere la teoria copernicana, che le teorie copernicane fossero inconcludenti e non valide. Dopo il primo interrogatorio Galileo fu trattenuto in tre stanze del palazzo dell’Inquisizione. Il 22 giugno fu emessa la sentenza, fu imposta l’abiura, rinnegando la teoria precedentemente sostenuta (nonostante la frase “eppur si muove” pronunciata subito dopo l’abiura) e venne incarcerato e costretto a recitare i sette salmi penitenziali per tre anni.