L'ascesa del volgare nella letteratura italiana del Duecento segna un'epoca di transizione linguistica. San Francesco d'Assisi emerge con il suo Cantico di Frate Sole, espressione di una spiritualità rinnovata e di una visione fraterna del mondo. La lauda diventa veicolo di fede e preghiera, riflettendo la diversità culturale delle regioni italiane.
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Il latino era la lingua scelta per documenti ufficiali, leggi, trattati filosofici e opere letterarie nel Duecento italiano
Nel Duecento si assiste a una fusione tra latino e volgare nella lingua scritta, con prestiti lessicali e influenze strutturali evidenti
Nel Duecento si sviluppa una letteratura in volgare che riflette la diversità politica e linguistica dell'Italia, con opere che variano in contenuto e stile a seconda delle regioni
Nel Duecento il volgare comincia ad essere utilizzato per la redazione di documenti commerciali, lettere, traduzioni e registri contabili
L'ascesa del volgare come lingua parlata dal popolo è stimolata da un contesto di miglioramento delle condizioni economiche e politiche in Italia
I Comuni, nati nel Duecento, vedevano nel volgare un mezzo per esprimere la propria autonomia e identità
Le prime manifestazioni letterarie in volgare nel Duecento si distinguono per il loro marcato carattere religioso, celebrando Dio, la Vergine Maria e i santi
San Francesco d'Assisi, figura emblematica del Duecento, ha un impatto significativo sulla letteratura e sulla spiritualità del tempo
Nel Duecento la lauda, un canto di lode e preghiera in volgare, permette ai fedeli di esprimere la propria fede in modo diretto e personale, favorendo una partecipazione attiva alla vita religiosa e una condivisione della spiritualità comunitaria