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La 'Monarchia' di Dante Alighieri affronta il delicato equilibrio tra potere imperiale e autorità papale, proponendo un modello di governo mondiale basato su giustizia e pace. Dante sostiene l'autonomia e la complementarità di Impero e Chiesa, entrambi istituiti da Dio, con l'obiettivo di guidare l'umanità verso la felicità terrena e la salvezza eterna.
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La "Monarchia" di Dante Alighieri si inserisce in un contesto storico-politico caratterizzato dalla lotta per il potere tra l'Impero e la Chiesa
L'Impero, un tempo dominante, aveva perso la sua influenza in Italia, mentre la Chiesa si era esposta a secolarizzazione e corruzione
La Chiesa, cercando di colmare il vuoto di potere, aveva raggiunto un compromesso con la monarchia francese
Dante percepisce la radice della sofferenza umana nella situazione politica del suo tempo, privata delle sue guide naturali e spirituali
Nel suo precedente lavoro, il "Convivio", Dante aveva esposto l'idea di un potere imperiale rinnovato, capace di instaurare pace e giustizia in un mondo dilaniato da avidità e conflitti interni
L'arrivo di Enrico VII di Lussemburgo in Italia nel 1310 spingeva Dante a scrivere tre epistole politiche, nelle quali esponeva le sue speranze e le sue preoccupazioni per il futuro dell'autorità imperiale
La "Monarchia" è un'opera scritta in latino, destinata a un pubblico erudito, e rappresenta il trattato politico più articolato di Dante
L'opera è suddivisa in tre libri: il primo argomenta la necessità di un monarca universale, il secondo difende la tesi dell'autorità imperiale conferita da Dio al popolo romano, e il terzo esamina il rapporto tra Impero e Chiesa
In opposizione alle teorie prevalenti del suo tempo, Dante sostiene l'autonomia di entrambi i poteri, Impero e Chiesa, entrambi di origine divina ma con funzioni complementari