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Il principio di non vendicarsi e non serbare rancore nella tradizione ebraica

La tradizione ebraica pone l'accento sull'importanza di evitare vendetta e rancore, principi espressi nel Levitico e approfonditi dai saggi rabbinici. Questi atteggiamenti, distinti in atti punitivi e mantenimento del ricordo di un'offesa, sono visti come dannosi per le relazioni e la comunità. Interpretazioni come quelle del Rambam e del Sefer Ha-Chinùkh offrono una prospettiva spirituale e pratica su come gestire tali emozioni.

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1

Nella ______ ebraica, è un principio chiave non ______ e non ______ rancore, come indicato in ______ 19:18.

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tradizione vendicarsi serbare Levitico

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Effetti vendetta/rancore sulle decisioni

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Influenzano negativamente, allontanano da logica e obiettività.

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Differenza tra vendetta e rancore

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Vendetta: azione punitiva diretta. Rancore: risentimento passivo-aggressivo.

4

Secondo Rabbì Iochanàn, che cita Rabbì Shimòn figlio di ______, un Maestro di Torà non dovrebbe ______ né ______ rancore, tranne in casi di gravi offese morali.

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Iehotzadàk vendicarsi serbare

5

Conseguenze della vendetta e del rancore secondo il Rambam

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Atteggiamenti dannosi che impediscono la costruzione di una società e relazioni interpersonali sane.

6

Punizione per vendetta e rancore secondo il Rambam

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Non puniti con la fustigazione, ma considerati comportamenti negativi da eliminare.

7

Il ______ Ha-Chinùkh afferma che il divieto di ______ ha un valore spirituale: ogni evento è parte del disegno ______ e serve per espiare i peccati.

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Sefer vendicarsi divino

8

Se qualcuno ci danneggia, dovremmo vederlo come un'occasione per ______ i nostri peccati, invece di cercare ______, capendo che gli altri non sono la causa del nostro ______.

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espiare vendetta dolore

9

Significato di vendetta e rancore secondo Rambàn

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Non sentimenti negativi, ma ricerca di giustizia legale per danni subiti.

10

Azione corretta in caso di danni subiti

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Rivendicare giustizia attraverso i tribunali, non per vendetta personale ma per risarcimento legittimo.

11

Un rabbino non ha concesso il ______ a un viaggiatore che lo aveva offeso, poiché le scuse non erano state rivolte alla persona ma al suo ______.

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perdono titolo

Q&A

Ecco un elenco delle domande più frequenti su questo argomento

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Il Principio della Non-Vendetta e del Non-Rancore nella Tradizione Ebraica

La tradizione ebraica enfatizza fortemente il principio di non vendicarsi e non serbare rancore, come sancito nel Levitico 19:18, che esorta a "amare il prossimo come se stessi". Questo precetto è fondamentale nell'etica ebraica e viene approfondito attraverso le interpretazioni rabbiniche che distinguono tra vendetta, l'atto di punire qualcuno per un torto subito, e rancore, il mantenere vivo il ricordo di un'offesa. Entrambi sono considerati atteggiamenti negativi che possono danneggiare le relazioni interpersonali e la coesione della comunità.
Stretta di mano tra due persone di diverse etnie su sfondo sfocato caldo che evoca un tramonto.

Esempi Pratici di Vendetta e Rancore

La vendetta e il rancore possono essere illustrati con esempi concreti. Se una persona si rifiuta di prestare un attrezzo e successivamente ne richiede uno in prestito, la vendetta si manifesterebbe nel rifiutare il prestito per ripicca. Invece, il rancore potrebbe emergere se, pur prestando l'oggetto, si fa notare il precedente rifiuto. Questi comportamenti evidenziano come vendetta e rancore possano influenzare negativamente le decisioni, allontanandole da un approccio logico e obiettivo.

La Vendetta e il Rancore nei Maestri di Torà

Rabbì Iochanàn, citando Rabbì Shimòn figlio di Iehotzadàk, sostiene che un Maestro di Torà non dovrebbe vendicarsi o serbare rancore, a meno che non agisca come un serpente, simbolo di una vendetta non motivata da orgoglio personale ma da zelo per la Torà. Questa posizione non contraddice il principio generale di evitare vendetta e rancore, ma si applica a situazioni di gravi offese morali, dove la vendetta è ammessa solo in assenza di richieste di perdono e riconciliazione.

La Prospettiva del Rambam sulla Vendetta e il Rancore

Il Rambam (Maimonide) evidenzia la serietà della vendetta e del rancore, sottolineando che, sebbene non siano puniti con la fustigazione, sono comunque atteggiamenti dannosi. Consiglia di considerare gli eventi spiacevoli come insignificanti e non degni di vendetta. Il Rambam avverte inoltre che il rancore può condurre alla vendetta e quindi deve essere estirpato dal cuore per favorire la costruzione di una società e di relazioni interpersonali sane.

Il Significato Spirituale del Divieto di Vendicarsi

Il Sefer Ha-Chinùkh spiega che il divieto di vendicarsi ha un significato spirituale profondo: ogni evento, sia positivo che negativo, è parte del disegno divino e serve come mezzo per espiare i peccati. Di conseguenza, se qualcuno ci fa del male, dovremmo interpretarlo come un'opportunità per espiare i nostri peccati, piuttosto che cercare vendetta, riconoscendo che gli altri non sono la vera causa del nostro dolore.

La Vendetta e il Rancore Secondo il Rambàn

Il Rambàn (Nachmanide) chiarisce che i divieti di vendetta e rancore non si applicano in presenza di un obbligo legale di risarcimento. Se una persona ha subito danni, è giusto che cerchi giustizia attraverso i tribunali. In questo contesto, la vendetta e il rancore sono intesi come desiderio di giustizia e non come sentimenti personali negativi.

L'Importanza dell'Autenticità nelle Scuse

Un aneddoto illustra l'importanza dell'autenticità nelle scuse. Un rabbino rifiuta di perdonare un viaggiatore che lo aveva offeso non per rancore, ma perché le scuse erano state indirizzate al suo titolo piuttosto che alla persona. Questo sottolinea che il perdono richiede un riconoscimento genuino dell'offesa e non può essere concesso se le scuse non sono sincere e dirette alla parte lesa.