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Italo Calvino, figura chiave del Neorealismo, si distingue per un'opera che intreccia realtà e fantasia. Dai romanzi sulla Resistenza alle allegorie moderne della 'Trilogia dei Nostri Antenati', fino alle riflessioni scientifiche delle 'Cosmicomiche' e all'innovazione narrativa di 'Le città invisibili', Calvino esplora la condizione umana e la complessità della vita moderna.
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Il Neorealismo è un movimento letterario che si propone di raccontare le condizioni sociali e culturali dell'Italia del dopoguerra
Stile crudo e diretto
Il Neorealismo si ispira al cinema di registi come Rossellini, De Sica e Visconti, utilizzando uno stile crudo e diretto per descrivere la realtà dell'Italia post-bellica
Filtraggio della realtà attraverso la fantasia
Calvino arricchisce il suo realismo con elementi di fantasia e meraviglia, come dimostra nel suo romanzo d'esordio "Il sentiero dei nidi di ragno"
La Trilogia dei Nostri Antenati rappresenta un punto di svolta nell'opera di Calvino, dove l'autore si avventura in un territorio narrativo fantastico per esplorare temi etici e filosofici
Il romanzo introduce il personaggio di Medardo di Terralba, diviso in due metà dopo un incidente bellico, che incarna la lotta tra bene e male
Il romanzo racconta la storia di Cosimo di Rondò, che decide di vivere sugli alberi in perpetua ribellione contro le convenzioni sociali, diventando un osservatore privilegiato del mondo sottostante
Il romanzo completa la trilogia con la figura di Agilulfo, un cavaliere che esiste solo in quanto incarnazione di un ideale di perfezione cavalleresca, simbolo della crisi dell'identità e della difficoltà di comunicazione nell'era moderna
Nella fase più matura della sua carriera, Calvino si dedica alla sperimentazione narrativa, influenzato dallo strutturalismo e dal gruppo OULIPO
Il romanzo utilizza le carte dei tarocchi per costruire le storie, seguendo i vincoli formali promossi dal gruppo OULIPO
Il romanzo gioca con la struttura del romanzo stesso, mettendo in scena il lettore e il processo di lettura
Il romanzo è un dialogo immaginario tra Marco Polo e Kubilai Khan, dove le città descritte diventano metafore delle complessità della vita moderna
Queste opere riflettono sulle possibilità e i limiti della conoscenza e della comprensione umana, con un'attenzione particolare alla capacità di osservare e interpretare il mondo in tutta la sua varietà e complessità