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La nascita del Regno d'Italia nel 1861 segnò l'inizio di un percorso di unificazione nazionale, affrontando sfide come la frammentazione culturale, l'integrazione di sistemi legali diversi e la creazione di un'identità condivisa. La politica del suffragio censitario e la centralizzazione amministrativa furono tra le prime azioni del governo, mentre la
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La maggior parte degli abitanti parlava dialetti locali e solo una minoranza conosceva l'italiano standard, rendendo l'unificazione un processo complesso che richiedeva un impegno culturale e sociale
Il nuovo Stato doveva integrare sistemi legali e amministrativi diversi, ereditati dai preesistenti stati italiani
La popolazione era in gran parte all'oscuro o disinteressata alle ideologie risorgimentali, rendendo l'unificazione un processo complesso che andava oltre la semplice annessione territoriale
Il governo adottò una politica di suffragio censitario, limitando il diritto di voto ai soli cittadini maschi che pagavano un certo livello di tasse, escludendo la maggior parte della popolazione
Non fu convocata un'assemblea costituente, ma fu mantenuto lo Statuto albertino, una carta costituzionale concessa dal re Carlo Alberto di Savoia nel 1848, che venne esteso a tutto il regno
La Destra storica, al potere dal 1861 al 1876, perseguì una politica di centralizzazione amministrativa, affidando ai prefetti, spesso di origine piemontese, il controllo delle province, consolidando così l'autorità del governo centrale
Il processo di "piemontesizzazione" fu una strategia adottata dalla Destra storica per uniformare il paese sotto un'unica legislazione e amministrazione, basandosi sul modello del Regno di Sardegna
Furono introdotte riforme come la legge Casati per l'istruzione elementare, il servizio militare obbligatorio e un nuovo Codice civile, mirate a rafforzare l'identità nazionale
La rimozione delle barriere doganali interne favorì l'industria del Nord a discapito delle economie meridionali, accentuando le disparità economiche tra le due aree del paese
Il governo dovette affrontare la necessità di finanziare lo sviluppo infrastrutturale e i servizi pubblici, ereditando un pesante debito pubblico
Per raggiungere il pareggio di bilancio, furono aumentate le tasse indirette, provocando proteste diffuse, in particolare per la tassa sul macinato che incideva sul costo della farina e del pane
L'Italia post-unitaria rimase un paese a prevalente economia agricola, con la maggior parte della popolazione impegnata in attività contadine, in particolare nel Mezzogiorno dove la situazione era particolarmente grave a causa della povertà e della mancanza di terra da coltivare