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L'opera di Cesare Beccaria, 'Dei delitti e delle pene', è un pilastro della riflessione sulla giustizia penale. Critica la pena di morte e le pene crudeli, proponendo l'ergastolo come alternativa più giusta e educativa. Beccaria enfatizza la necessità di una giustizia imparziale, basata sulla ragione e accessibile a tutti, delineando un approccio umanista e razionale alla legge penale.
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giusta (legale)
le leggi si fondano sulla rinuncia di ogni cittadino ad una parte della sua libertà per concederla allo stato
con questo nessun cittadino ha mai voluto cedere allo stato il suo diritti alla vita
utile/necessaria
perché è necessaria solo quando un cittadino è pericoloso per la sicurezza dello stato anche se si trova in prigione
non è utile perchè la sua applicazione non ha mai impedito i peggiori delitti
negli stati in qui è stata abolita lìordine pubblico non è peggiorato
perché si tratta di uno spettacolo breve che non si imprime nelle menti dei cittadini
esempio che dura per tutta la vita del condannato
esempio continuamente rinnovaato nel pensiero del cittadino
lo stato che punisce l'omicidio si macchia di omicidio
da un'esempio di atrocità
da voce al delinquente ed esamina la pena di morte dal suo punto di vista
egli vede che lo stato punisce l'omicidio ma che allo stesso tempo lo pratica
la legge sembra quindi fatta per punire i più deboli e per permettere ai più forti di mantenere il loro potere
le leggi non sono fondate sulla giustizia ma sono la maschera della forza dei ceti più alti
CONCLUSIONE: i cittadini non sono uguali davanti alla legge.
per lui "uno dei più grandi freni dei delitti non è la crudeltà delle pene ma l'infallibilità di esse"
tratta della pena più dura di tutte: la pena di morte